Oggi vogliamo raccontarvi una bella storia, quindi mettetevi comodi e rilassatevi.
Iniziamo con la più classica delle formule...
C'era un volta, a Montalcino, un farmacista con una grande passione: il vino. Proprio per questo decise di impiegare le sue conoscenze di chimica e scienza per produrre un gran vino nella sua tenuta del Greppo, sulle colline della città. Il suo nome era Clemente Santi e con lui ebbe inizio la storia del vino più famoso e noto di Toscana e d'Italia, oggi una bandiere del vino italiano nel mondo: il Brunello di Montalcino.
Clemente fu il primo a selezionare il vitigno Sangiovese Grosso e a vinificarlo in purezza. Il vitigno più indicato per produrre un vino di elevata qualità e longevità. Nella terra del Chianti e del Nobile dove il Sangiovese costituiva parte dell'uvaggio, Clemente decise di utilizzarlo in purezza, senza aggiungere altro.
Ottenne così il "vino rosso scelto (brunello) del 1865", premiato nell'Esposizione Agraria di Montepulciano del 1869, data che segna la nascita di un così longevo prodotto, che vedrà poi la sua consacrazione nelle due storiche Riserve del 1888 e 1891.
La figlia di Clemente, Caterina, sposò Jacopo Biondi e dal loro matrimonio nacque Ferruccio, che ereditò dal nonno materno tutta la sua passione per la terra, per i vitigni e il vino. Per non scontentare nessuno, Ferruccio decise di unire il cognome materno Santi a quello paterno Biondi. Nacque così la Cantina Biondi Santi - Tenuta Greppo.
Ferruccio Biondi Santi dedicò la sua vita all'azienda del Greppo, instaurando standard produttivi molto severi per proseguire nella strada del successo. Ma la Fillossera si diffuse in tutta Europa e arrivò anche alla tenuta, decimando le piante di vite. Ferruccio si trovò a fronteggiare una minaccia senza precedenti. Deciso a differenziarsi dai suoi colleghi vignaioli che mettevano in beva rapidamente i vini rossi per un immediato ritorno economico, Ferruccio puntò sulla longevità del suo vino da Sangiovese in purezza e rimpiantò tutti i suoi vigneti innestandoli su barbatelle selvatiche, con gemme prese da quelle piante madri individuate al Greppo.
Alla morte di Ferruccio, nel 1917, suo figlio Tancredi ereditò la gestione del Greppo e passò alla storia del Brunello per aver avviato il procedimento della "ricolmatura" delle vecchie riserve con vino della stessa annata. La suo ultima "ricolmatura" è stata nel marzo del 1970, alla presenza di Mario Soldati, che lo descrisse così: "Il vino ha per Tancredi Biondi Santi tutte le caratteristiche psicologiche che ha per l'artista l'opera d'arte. Ho bevuto perfino del Brunello del 1891 e del 1888: sono rimato di stucco, come davanti a un piccolo miracolo".
Il figlio di Tancredi, Franco Biondi Santi, subentrato nella conduzione dell'azienda, dopo la laurea in Scienze Agrarie all'Università di Perugia, prosegue sulla strada della qualità, incrementando allo stesso tempo la produzione del Brunello del Greppo, dai 4 ettari agli attuali 25 e collezionando un incredibile numero di Riserve.
Inoltre promosse con grande entusiasmo i suoi vini nel mondo: dal '70 in poi è riuscito, a far capire ed apprezzare la straordinaria tipicità e qualità del suo Brunello del Greppo.
E così arriviamo ai giorni nostri, perché la storia di questo grande vino che ha visto ben 6 generazioni di Biondi - Santi non si esaurisce qui.
Nel 2020 si è celebrata l'uscita del Brunello Riserva 2012, l’ultima Riserva prodotta da Franco Biondi Santi. "Un’espressione fedele della sua "mano produttiva": vibrante freschezza, raffinata struttura e un’austerità giovanile, che con il passare degli anni si evolve e si ingentilisce. Un vino destinato a una lunghissima vita in bottiglia".
Non ci resta che aspettare e al momento giusto stappare e gustare.
Vi è piaciuta questa storia? Volete saperne di più? Vi aspettiamo in diretta Facebook, giovedì 14 Gennaio alle ore 19.30 su @nessundormacinqueterre e @nessundormacantina.
Credits: Biondi Santi website; ildubbio.news; winenews.it
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